Giuseppe Di Vittorio (Cerignola, 11 agosto 1892 – Lecco, 3 novembre 1957) è stato un politico e sindacalista italiano.
Fra gli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del dopoguerra, a differenza di molti altri sindacalisti non aveva origini operaie ma contadine, nato in una famiglia di braccianti, il gruppo sociale più numeroso alla fine dell'ottocento in Puglia.
Gli anni giovanili
Figlio di braccianti agricoli che lavoravano la terra dei marchesi Rubino-Rossi di Cerignola. Costretto a fare il bracciante dopo avere appena imparato a leggere e scrivere sommariamente, teneva un quaderno in cui annotava termini ignoti che udiva, mettendo da parte faticosamente i soldi per acquistare un vocabolario.
Già negli anni dell'adolescenza aveva iniziato un'intensa attività politica e sindacale; a 15 anni fu tra i promotori del Circolo giovanile socialista della città, mentre nel 1911 passò a dirigere la Camer del Lavoro di Minervino Murge; in seguito avrebbe diretto anche la Camera del Lavoro di Bari, dove organizzò la difesa della sede dell'associazione, sconfiggendo gli squadristi fascisti di Caradonna insieme con ex ufficiali legionari di Fiume, socialisti, comunisti, anarchici e Arditi del Popolo.
Di Vittorio sindacalista
Al centro dei problemi del lavoro c'era allora in Italia, come oggi, la questione meridionale.
Nel 1912 Di Vittorio entrò nell'Unione Sindacale Italiana, arrivando in un anno nel comitato nazionale.
Così come alcuni membri del sindacalismo rivoluzionario egli fu "interventista" riguardo alla prima guerra mondiale, a detta di Randolfo Pacciardi, smentito da Di Vittorio stesso in una intervista a Felice Chilanti.
Di Vittorio, a cui amici ed avversari riconobbero unanimi un grande buonsenso ed una ricca umanità, seppe farsi capire, grazie al suo linguaggio semplice ed efficace, sia dalla classe operaia, in rapido sviluppo nelle città, sia dai contadini ancora fermi ai margini della vita economica, sociale e culturale del Paese.
Lui stesso era un autodidatta, entrato nella lotta sindacale e politica giovanissimo, inizialmente come socialista e successivamente come comunista, dal 1924, tre anni dopo la scissione di Livorno del 1921.
La cosiddetta "scissione di Livorno" fu la separazione avvenuta all'interno del Partito Socialista Italiano il 21 gennaio 1921 a Livorno, in seguito alla quale nacque il Partito Comunista d'Italia.
Durante il XVII Congresso socialista, presso la sala del Teatro Goldoni, la corrente di estrema sinistra del Partito Socialista Italiano, guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, abbandonò la sala, convocando presso il Teatro San Marco il congresso costitutivo da cui sarebbe nato il Partito Comunista d'Italia.
La scissione dei comunisti dal Partito Socialista Italiano avvenne sui famosi 21 punti di Mosca, che delimitavano in modo netto la differenza delle posizioni politiche dei rivoluzionari da quelle dei riformisti e che costituivano le condizioni per l'ingresso nell'Internazionale Comunista, che aveva come principale obiettivo l'estensione della rivoluzione proletaria su scala mondiale.
L'entrata in politica e il Fascismo
Nel 1921 viene eletto deputato mentre è detenuto nelle carceri di Lucera.
La elezione a deputato avviene in circostanze del tutto eccezionali. Esse ci offrono un quadro della situazione non solo personale, ma ci indicano lo scontro sociale in atto tra la fine del 1920 e la metà del 1921. Condannato dal tribunale speciale fascista a 12 anni di carcere, nel 1925, riuscì a fuggire in Francia dove aveva rappresentato la disciolta Confederazione Generale Italiana del Lavoro nell'Internazionale dei sindacati rossi.
Dal 1928 al 1930 soggiornò in Unione Sovietica e rappresentò l'Italia nella neonata Internazionale Contadina per poi tornare a Parigi ed entrare nel gruppo dirigente del PCI.
Durante la guerra d'Etiopia, su indicazione del Comintern, inviò una squadra di tre persone - tre comunisti - chiamati "i tre apostoli", fra cui Ilio Barontini, esperto in questo genere di missioni - con l'incarico di organizzare la guerriglia locale contro l'invasione fascista.
Il Dopoguerra
Insieme ad altri antifascisti partecipò alla guerra civile spagnola e, nel 1937, diresse a Parigi un giornale antifascista la “Voce degli Italiani” a cui collaborano personaggi come Maurizio Valenzi. Nel 1941 fu arrestato dalla polizia del regime e mandato al confino a Ventotene.
Nel 1943 fu liberato dal governo Badoglio e, negli ultimi due anni della seconda guerra mondiale, prese parte alla Resistenza tra le file delle Brigate Garibaldi.
Nel 1945 fu eletto segretario della CGIL, che era stata ricostituita l'anno prima con un accordo fra Di Vittorio, Achille Grandi e Bruno Buozzi.
Quest'ultimo, ucciso dai nazisti la sera prima della firma del patto, fu sostituito da Oreste Lizzadri.
I tre erano i rappresentanti delle principali correnti del sindacalismo italiano: comunista, cattolica e socialista.
L'anno seguente, nel 1946, fu eletto deputato all'Assemblea Costituente con il PCI.
L'unità sindacale così raggiunta durò fino al 1948, quando, in occasione dello sciopero generale politico proclamato in seguito all'attentato a Palmiro Togliatti, la componente cattolica si separò e fondò un proprio sindacato, la CISL, presto imitata dai socialdemocratici che si raggrupparono nella UIL.
Nel 1956 suscitò scalpore la sua presa di posizione, difforme da quella ufficiale del PCI, contro l'intervento dell'esercito sovietico per reprimere la rivolta ungherese.La fama ed il prestigio di Di Vittorio ebbero largo seguito tra la classe operaia ed il movimento sindacale di tutto il mondo tanto che, nel 1953, fu eletto presidente della Federazione Sindacale Mondiale.Di Vittorio continuò a guidare la CGIL fino alla sua morte, avvenuta nel 1957 a Lecco, poco dopo un incontro con alcuni delegati sindacali.
Parlamento italiano
Camera dei deputati
Legislatura XXVI (Regno d'Italia); I, II (Repubblica italiana)
Gruppo Partito Socialista Italiano (XXVI); poi Partito Comunista Italiano
Collegio Bari (I legislatura), Collegio Unico Nazionale (II legislatura)
Incarichi parlamentari
• Componente e Vicepresidente della XI Commissione (Lavoro e previdenza sociale) - I e II legislatura
• Vicepresidente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 2442: "Ordinamento e attribuzioni del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro - I legislatura
• Componente della Commissione speciale per l'esame dei disegni di legge Cassa per il Mezzogiorno ed esecuzione di opere straordinarie nell'Italia settentrionale e centrale - I legislatura
• Componente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 1762: "Delegazione al Governo di emanare norme sulle attività produttive e sui consumi" - I legislatura
• Componente della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti a favore delle zone e delle popolazioni colpite dalle alluvioni - I legislatura
• Componente della Giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale - I legislatura
• Vicepresidente della Commissione speciale per l'esame del disegno di legge n. 568: "Ordinamento ed attribuzioni del Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro" - II legislatura
• Vicepresidente della Commissione speciale per l'esame della proposta di legge Angelini Armando n. 427: "Dichiarazione di pubblica utilità e norme per l'espropriazione degli stabilimenti industriali inattivi" - II legislatura
• Vicepresidente della Commissione parlamentare consultiva per il parere sulle norme delegate relative al nuovo statuto degli impiegati civili e degli altri dipendenti dello Stato - II legislatura