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Messaggi : 489 Data d'iscrizione : 04.05.10 Età : 63 Località : il mio mondo Umore : tempestoso
Titolo: 1976 Pierangelo Bertoli Mer Apr 06, 2011 3:21 pm
Ben altro che pace e lavoro ci hanno portato davanti alle fabbriche schierano il carro armato e radono al suolo le case ed i forni del pane perché tutto un popolo in lotta patisca la fame.
È guerra tra il cane che sfrutta e l'uomo sfruttato è guerra tra il porco che inganna e l'uomo ingannato è guerra tra il popolo schiavo che soffre e patisce e il cane che affama ed opprime e il dolore sancisce eppure qualcuno ha creduto alla pace coi lupi e adesso ci stanno opprimendo e rendono i tempi più neri e più cupi.
Se oggi nessuno ha timbrato è perché non serviva e nelle galere han portato chiunque reagiva peccato che il tempo sia stato fissato da loro invece che nascere prima dal nostro lavoro.
Nei campi nessuno ha guardato se il tempo è cattivo nei prossimi giorni il sereno non porterà cibo ma stacca dal chiodo il tuo pezzo di sano potere se il tempo è fissato da loro non stare a sedere non vincono, non vinceranno, non hanno domani la forza è nel puntello impugnato da oneste fortissime mani.
Il prossimo fuoco sarà ravvivato da noi nel posto nel tempo e nel modo fissato da noi nessuno potrà soffocarlo diventerà immenso mi sembra già di vederlo se solo ci penso non vincono, non vinceranno, non hanno domani la forza è nel puntello impugnato da oneste fortissime mani
SuonatoreJones
Messaggi : 489 Data d'iscrizione : 04.05.10 Età : 63 Località : il mio mondo Umore : tempestoso
Titolo: Re: Note ribelli Mer Apr 06, 2011 12:11 pm
SuonatoreJones
Messaggi : 489 Data d'iscrizione : 04.05.10 Età : 63 Località : il mio mondo Umore : tempestoso
Titolo: Il Signor G. Mer Feb 23, 2011 1:50 pm
Se si vivesse a lungo non si saprebbe più dove andare per rifarsi una felicità
dovunque abbiamo abbandonato degli aborti di felicità a marcire negli angoli delle strade.
[parlato] L'India è un museo di tentativi di felicità, e l'Africa, il Pakistan...
Il mondo è un museo di sforzi che restano a metà di sforzi per rendere vani i nostri slanci, le nostre gioie, i nostri amori.
[parlato] Cantare, cantare le Beatici, le Laure. Mettere incinta le cameriere... E accorgersi di avere sempre adorato... a buon mercato. Bisogna essere più precisi nell'amore, nei gusti nelle passioni, nella scelta dei posti
sono dappertutto i nostri aborti sparpagliati da tutte le parti
E tentiamo ancora perché è giusto tentare e produciamo slanci che poi buttiamo in mare che si spezzano subito e li buttiamo via e diventano aborti, aborti di allegria.
E se la nostra allegria fosse un dolore un dolore straziante, solitario in ogni strada ci sarebbe un urlo. il delirio... il delirio...
Se si vivesse a lungo non si saprebbe più come fare per rifarsi una rabbia giusta,
sì perché anche di rabbia, anche di odio noi lasciamo troppi aborti in giro.
[parlato] L'Italia è un museo di tentativi di sovversione, di fermenti nuovi, di cose che nascono... che crescono...
Il mondo è un museo di sforzi di strane acrobazie per rendere più efficace il nostro impegno, la nostra rabbia, le nostre follie.
[parlato] Non si può dire che manchiamo di volontà. Tentativi da tutte le parti: una rassegna, una rassegna di pezzi. Una fiera campionaria di cose abbozzate e messe in mostra: un pezzo d'amore, una rabbia finita male, un po' di politica, un inizio di cultura. Se tu avessi bisogno di tentativi, ce n'è per tutte le occasioni della vita. Basta saper scegliere. Bisogna essere più precisi anche nell'odio, nell'eresia nell'indirizzare la rabbia, la follia
la nostra impotenza, la nostra incertezza ci limita ad odiare senza nessuna esattezza.
Ci vuole un odio, un odio che rimane non basta sapere che abbiamo cominciato bene le nostre ribellioni non durano molto sono aborti di rabbia, di rabbia senza volto.
Non è soltanto una rabbia, è già pazzia uno sfogo straziante, solitario e in ogni strada c'è davvero un urlo il delirio... il delirio...
È un uomo rabbioso che odia da solo ma ormai non fa niente di male abbaia alla luna, non morde nessuno persino il delirio diventa una cosa normale.
Ho bisogno di un delirio che sia ancora più forte ma abbia un senso di vita e non di morte
SuonatoreJones
Messaggi : 489 Data d'iscrizione : 04.05.10 Età : 63 Località : il mio mondo Umore : tempestoso
Titolo: Blowin in the wind Mer Gen 12, 2011 2:02 pm
Blowin' in the wind How many roads must a man walk down Before you call him a man? Yes, 'n' how many seas must a white dove sail Before she sleeps in the sand? Yes, 'n' how many times must the cannon balls fly Before they're forever banned? The answer, my friend, is blowin' in the wind, The answer is blowin' in the wind.
How many times must a man look up Before he can see the sky? Yes, 'n' how many ears must one man have Before he can hear people cry? Yes, 'n' how many deaths will it take till he knows That too many people have died? The answer, my friend, is blowin' in the wind, The answer is blowin' in the wind.
How many years can a mountain exist Before it's washed to the sea? Yes, 'n' how many years can some people exist Before they're allowed to be free? Yes, 'n' how many times can a man turn his head, Pretending he just doesn't see? The answer, my friend, is blowin' in the wind, The answer is blowin' in the wind.
Soffia nel vento Quante strade deve percorrere un uomo prima che possiate chiamarlo uomo? E quanti mari deve sorvolare una bianca colomba prima di dormire sulla sabbia? E quante volte devono volare le palle di cannone prima di venir proibite per sempre? La risposta, amico mio, soffia nel vento, la risposta soffia nel vento. E quanti anni può esistere una montagna prima di essere dilavata, fino al mare? E quanti anni può esistere un popolo prima di essere lasciato libero? E quante volte può un uomo volgere il capo e fingere di non vedere? La risposta, amico mio, soffia nel vento, la risposta soffia nel vento. E quante volte un uomo deve guardare in alto prima di vedere il cielo? E quanti orecchi deve avere un uomo prima di sentir piangere gli altri? E quante morti ci vorranno prima che capisca che troppa gente è morta? La risposta, amico mio, soffia nel vento, la risposta soffia nel vento.
Enim MM
Messaggi : 1143 Data d'iscrizione : 19.01.10 Età : 64 Località : prov. di Napoli Umore : ..............
Titolo: Re: Note ribelli Ven Dic 10, 2010 6:39 pm
he! ... SJ .... credevo che non avremmo mai più dovuto cantare queste parole.... che queste canzoni fossero ormai diventate solamente storia, "ricordi musicali".... ma non è così, purtroppo.... Potrei risponderti con tantissime altre canzoni ... ma, stasera sento di dover postare una in particolare...... (per chi fosse "a corto di memoria"... consiglio di leggere questo: http://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Reggio_Emilia ):
dopo quello che stò vedendo ultimamente..... e dopo quello che è successo l'8 mattina a Napoli .... mi vergogno.... e vi assicuro che, per fortuna, non tutti gli appartenenti alle forze del'ordine sono dei fascisti e dei cretini... che si comportano così perchè si sentono spalleggiati e possono sfogare i loro beceri istinti .....
Ogni anno, l'8 dicembre, festa dell'Immacolata, c'è la tradizione a Napoli, di andare a deporre dei fiori sulla statua della madonna posta in cima all'obelisco di piazza del gesù, in pieno centro storico, nell'occasione il Cardinale celebra mesa in piazza, che è sempre gremitissima ..... Ebbene, in tanti anni (spesso mi sono trovato in quella piazza nell'occasione), vi posso assicurare che mai, mai... c'èra stata la polizia e/o carabinieri in assetto antisommossa.... a parte la solita pattuglia che staziona giornalmente sul posto..... quest'anno c'èra, chissà poi perchè.... visto che non c'èra nessuna particolare minaccia e/o pericolo.... è successo questo: http://www.decretino.it/wordpress/liberati-i-pericolosi-terroristi-in-bicicletta%E2%80%A6.html """Ogni secondo sabato del mese, a Napoli, i ciclisti si riuniscono per fare un giro tutti insieme. In questo mese di dicembre, il giro dei ciclisti è coinciso con la festa dell’Immacolata, l’8 dicembre e con una manifestazione di precari; in occasione della festa, nella centralissima piazza del Gesù, si svolge una cerimonia con la deposizione di un fascio di rose alla Madonna collocata su un obelisco. I ciclisti quindi aspettavano pacificamente il passaggio del corteo religioso che si dirigeva al centro della piazza per ascoltare il discorso del cardinale Crescenzio Sepe. Come in un film di fantascienza, sono arrivata i poliziotti antisommossa, potete vedere tutta l’assurda scena nel video. Hanno cominciato a provocare i pacifici ciclisti che nonostante tutto sono rimasti calmi, molti anche spaventati dagli atteggiamenti inutilmente violenti dei poliziotti. Nel video, addirittura possiamo vedere i ciclisti che si spostavano per obbedire agli ordini dei poliziotti, e che, nonostante tutto, venivano strattonati e spinti violentemente. Una ragazza in piedi su un motorino è stata spinta per terra da un poliziotto con una violenza inaudita, poteva battere la testa e morire. Un atteggiamento assurdo, incredibile e soprattutto immotivato.
Due dei ciclisti, Ana e Alfonso, sono stati arrestati e portati prima in caserma e dopo in carcere, sono stati rilasciati dopo più di 24 ore. Amici, ciclisti e conoscenti, li aspettavano all’uscita dei due carceri. Ana, in quanto Brasiliana, è stata rilasciata dall’ufficio immigrazioni della questura di Napoli intorno alle 20:25 di ieri, mentre Alfonso, detenuto nel carcere di Poggioreale, è stato rilasciato intorno alle 22:00."""""
Ultimamente scene di questo tipo sono diventate pane quotidiano, chi ha dato l’ordine a tutti questi poliziotti di cominciare ad alzare i vari manganelli in tutte le città d’Italia?
così conclude l'articolo la giornalista Helene Benedetti... mi pongo la stessa domanda.
SuonatoreJones
Messaggi : 489 Data d'iscrizione : 04.05.10 Età : 63 Località : il mio mondo Umore : tempestoso
Titolo: Re: Note ribelli Gio Dic 09, 2010 10:09 am
:-) abbiamo gusti compatibili amico ... te ne propino un'altra va
Enim MM
Messaggi : 1143 Data d'iscrizione : 19.01.10 Età : 64 Località : prov. di Napoli Umore : ..............
Titolo: Re: Note ribelli Ven Dic 03, 2010 8:00 pm
grande SJ.... Modena city ramblers .... li ascolto molto e volentieri....
SuonatoreJones
Messaggi : 489 Data d'iscrizione : 04.05.10 Età : 63 Località : il mio mondo Umore : tempestoso
Titolo: Un'icona .... della rivoluzione Ven Dic 03, 2010 2:40 pm
Danae Admin
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Titolo: Re: Note ribelli Ven Nov 05, 2010 10:10 pm
gracias a la vida è bellissima non sono nella sua musicalità ma nel complesso della stessa col testo... Dovremmo davvero ringraziare ogni giorno la vita per le cose essenziali e più belle che ci ha regalato..invece di pensare a piccole sciocchezza che ce l'avvelenano...
Quella postata da enim ha un testo un pò più crudo ma è bella uguale.
Enim MM
Messaggi : 1143 Data d'iscrizione : 19.01.10 Età : 64 Località : prov. di Napoli Umore : ..............
Titolo: Re: Note ribelli Ven Nov 05, 2010 6:19 pm
gracias a la vida è un capolavoro.....non conoscevo rin del angelito.... Mi piace molto anche questa:
Arauco tiene una pena que no la puedo callar, son injusticias de siglos que todos ven aplicar, nadie le ha puesto remedio pudiéndolo remediar. Levántate, Huenchullán.
Un día llega de lejos Huescufe conquistador, buscando montañas de oro, que el indio nunca buscó, al indio le basta el oro que le relumbra del sol. Levántate, Curimón. .
Entonces corre la sangre, no sabe el indio qué hacer, le van a quitar su tierra, la tiene que defender, el indio se cae muerto, y el afuerino de pie. Levántate, Manquilef
Adónde se fue Lautaro perdido en el cielo azul, y el alma de Galvarino se la llevó el viento Sur, por eso pasan llorando los cueros de su kultrún. Levántate, pues, Callfull.
Del año mil cuatrocientos que el indio afligido está, a la sombra de su ruca lo pueden ver lloriquear, totora de cinco siglos nunca se habrá de secar. Levántate, Callupán.
Arauco tiene una pena más negra que su chamal, ya no son los españoles los que les hacen llorar, hoy son los propios chilenos los que les quitan su pan. Levántate, Pailahuán.
Ya rugen las votaciones, se escuchan por no dejar, pero el quejido del indio ¿por qué no se escuchará? Aunque resuene en la tumba la voz de Caupolicán, levántate, Huenchullán.
traduzione:
Arauco ha un dolore che io non posso tacere sono ingiustizie di secoli che tutti vedono fare, nessuno vi ha posto rimedio pur potendo rimediare. Alzati, Huenchullán.
Un giorno arriva da lontano il ladro conquistatore cercando montagne d'oro, che mai l'indio ha cercato, all'indio basta l'oro che risplende nel sole. Alzati Curimón.
Allora scorre il sangue, l'indio non sa cosa fare, gli porteranno via la terra, la deve difendere, l'indio cade a terra morto, e lo straniero rimane in piedi. Alzati, Manquilef.
Dove se n'è andato Lautaro, perduto nel cielo azzurro, e l'anima di Galvarino se l'è portata via il vento Sur, per questo stanno piangendo le pelli del suo Kultrun [1]. Alzati dunque, Callfull.
Dal millequattrocento l'indio è afflitto all'ombra della sua capanna potete vederlo piangere, canneto di cinque secoli non si seccherà mai. Alzati, Callupán.
Arauco ha un dolore più nero del suo Chamal [2], non sono più gli spagnoli quelli che lo fanno piangere, oggi sono gli stessi Cileni a togliergli il pane. Alzati, Pailahuán.
Già ruggiscono le elezioni, si ascoltano per non lasciare ma il lamento dell'indio perché non verrà ascoltato? Benché risuoni nella tomba la voce di Caupolicàn, alzati, Huenchullán.
[1] Tamburo sacro, simbolo del popolo Mapuche [2] Costume tipico
SuonatoreJones
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Titolo: Rin dell'angelito Ven Nov 05, 2010 12:09 am
Ya se va para los cielos ese querido angelito a rogar por sus abuelos por sus padres y hermanitos. Cuando se muere la carne el alma busca su sitio adentro de una amapola o dentro de un pajarito.
La tierra lo está esperando con su corazón abierto por eso es que el angelito parece que está despierto. Cuando se muere la carne el alma busca su centro en el brillo de una rosa o de un pececito nuevo.
En su cunita de tierra lo arrullará una campana mientras la lluvia le limpia su carita en la mañana. Cuando se muere la carne el alma busca su diana en el misterio del mundo que le ha abierto su ventana.
Las mariposas alegres de ver el bello angelito alrededor de su cuna le caminan despacito. Cuando se muere la carne el alma va derechito a saludar a la luna y de paso al lucerito.
Adónde se fue su gracia y a dónde fue su dulzura porque se cae su cuerpo como la fruta madura. Cuando se muere la carne el alma busca en la altura la explicación de su vida cortada con tal premura, la explicación de su muerte prisionera en una tumba. Cuando se muere la carne el alma se queda oscura
Già sale al cielo l'angioletto tanto amato a pregare per i nonni, papà, mamma e i fratellini. Quando muore la carne l'anima cerca un posticino dentro a un papavero o in un passerotto.
La terra lo sta aspettando con il cuore aperto; per questo l'angioletto sembra proprio sia sveglio. Quando muore la carne l'anima cerca il suo centro nel fulgore di una rosa o di un pesciolino nuovo.
Nella piccola culla di terra lo ninnerà una campana, mentre la luna gli lava il visetto la mattina. Quando muore la carne l'anima cerca il suo posto nel mistero del mondo che le ha spalancato la finestra.
Le farfalle tutte allegre al vedere il bell'angioletto attorno alla culla vanno in giro pian pianino. Quando muore la carne l'anima va dritta dritta a salutare la luna, passando per la stella del mattino.
Dove è andata la sua grazia, dov'è finita la sua dolcezza? Perché il suo corpo cade come la frutta matura? Quando muore la carne l'anima cerca lassù la spiegazione della sua vita interrotta così in fretta; il motivo della sua morte, prigioniera in una tomba.
Quando muore la carne L'anima rimane oscura
SuonatoreJones
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Titolo: un omaggio Mar Ott 26, 2010 3:05 pm
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me dió dos luceros, que cuando los abro Perfecto distingo, lo negro del blanco Y en el alto cielo, su fondo estrellado Y en las multitudes, el hombre que yo amo
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado el oído, que en todo su ancho Graba noche y día, grillos y canarios Martillos, turbinas, ladridos, chubascos Y la voz tan tierna, de mi bien amado
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado el sonido, y el abecedario Con el las palabras, que pienso y declaro Madre, amigo, hermano y luz alumbrando La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado la marcha, de mis pies cansados Con ellos anduve, ciudades y charcos Playas y desiertos, montañas y llanos Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me dió el corazón, que agita su marco Cuando miro el fruto del cerebro humano Cuando miro el bueno tan lejos del malo Cuando miro el fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado la risa y me ha dado el llanto Así yo distingo dicha de quebranto Los dos materiales que forman mi canto Y el canto de ustedes, que es el mismo canto Y el canto de todos, que es mi propio canto Y el canto de ustedes, que es mi propio canto.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato due stelle che quando le apro perfetti distinguo il nero dal bianco, e nell'alto cielo il suo sfondo stellato, e tra le moltitudini l'uomo che amo.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato l'ascolto che in tutta la sua apertura cattura notte e giorno grilli e canarini, martelli turbine latrati burrasche e la voce tanto tenera di chi sto amando.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il suono e l'abbecedario con lui le parole che penso e dico, madre, amico, fratello luce illuminante, la strada dell'anima di chi sto amando.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi, con loro andai per città e pozzanghere, spiagge e deserti, montagne e piani e la casa tua, la tua strada, il cortile.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il cuore che agita il suo confine quando guardo il frutto del cervello umano, quando guardo il bene così lontano dal male, quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto, mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto, così distinguo gioia e dolore i due materiali che formano il mio canto e il canto degli altri che è lo stesso canto e il canto di tutti che è il mio proprio canto.
Grazie alla vita che mi ha dato tanto.
Violeta del Carmen Parra Sandoval (San Carlos, 4 ottobre 1917 – Santiago del Cile, 5 febbraio 1967) è stata una cantante, poetessa e pittrice cilena. A Violeta Parra si deve un'importante opera di recupero e diffusione della tradizione popolare del Cile, opera proseguita poi dal movimento della Nueva Canción Chilena. Nelle sue canzoni sono sempre presenti la denuncia e la protesta per le ingiustizie sociali.
Figlia di Clarisa Sandoval Navarrete e di Nicanor Parra, professore di musica e sorella di Nicanor Parra, famoso poeta moderno, Violeta vive un'infanzia difficile a causa delle ristrettezze economiche in cui versa una famiglia numerosa composta da dieci fratelli. Proprio questi problemi la spingono a cercare di guadagnare qualcosa cantando e suonando insieme ai fratelli per le strade, nei circhi e persino nei bordelli.
Nel 1937, si trasferisce a Santiago del Cile dove conosce e sposa Luis Cereceda. Da questo matrimonio, finito nel 1948, nascono i figli Ángel e Isabel, che in seguito seguiranno le orme delle madre diventando anch'essi cantanti.
Violeta lavora suonando nelle sale da ballo e talvolta per piccole stazioni radio. Incomincia intanto ad interessarsi alla ricerca delle tradizioni popolari del suo paese.
Nel 1949 si sposa nuovamente e da questo nuovo legame nascono le figlie Luisa e Rosita Clara.
Nel 1953, dopo un recital a casa di Pablo Neruda viene chiamata da Radio Cile per un programma sul folclore locale. Nel 1954 riceve il premio Caupolicán ed inizia una serie di tournée che la porteranno in Europa, in occasione del Festival della Gioventù di Varsavia, ed in Unione Sovietica. Soggiorna poi a Parigi per quasi due anni, tornando in Cile nel 1956 dove inizia ad unire all'attività musicale (recital e ricerca) quella di pittrice.
Nel 1960 incontra il musicologo e antropologo svizzero Gilbert Favre, che diventerà l'amore della sua vita e al quale dedicherà centinaia di canzoni d'amore, tra cui le più conosciute sono Corazón maldito, El Gavilán, Gavilán, Qué he sacado con quererte, Run Run se fue pa'l Norte.
Nel 1961 torna in Europa, accompagnata dai figli Isabel e Ángel, per una lunga tournée che la porta anche in Italia. Nel 1964 è la prima donna latinoamerica ad esporre le proprie opere in una personale al Museo del Louvre (sezione Arti decorative). Nel 1965 ritorna in Cile. Qui installa un grande tendone (la carpa de la Reina) alle porte della capitale Santiago, che nelle intenzioni della Parra deve essere un centro culturale concentrato nella ricerca sul folclore cileno (Centro delle Arti). È sostenuta dai suoi figli e da altri artisti come Patricio Manns, Rolando Alarcón e Víctor Jara, ma non riesce ad interessare il grande pubblico.
Nel 1966 registra dei nuovi dischi, viaggia in Bolivia, dà una serie di concerti nel sud del Cile e poi torna a Santiago per continuare il suo lavoro artistico al Centro delle Arti. Qui scrive le sue ultime canzoni.
La sua relazione sentimentale con Gilbert Favre finisce. Lui parte per la Bolivia, dove diviene il co-fondatore del gruppo musicale Los Jairas. Questo dramma personale ispira a Parra una delle sue canzoni più conosciute: Run Run se fue pa'l Norte. Sempre nel 1966 Parra registra quello che sarà il suo ultimo disco: Gracias a la Vida, Volver a los 17, Rin del angelito sulla mortalità infantile, Pupila de águila, Cantores que reflexionan e El albertío.
Il 5 febbraio 1967, all'età di cinquant'anni, colpita da una grave forma di depressione, Violeta Parra mette fine ai suoi giorni. La sua canzone Gracias a la Vida è considerata il suo testamento spirituale ed è stata interpretata da numerosi cantanti.
Nel 1970 viene pubblicata la raccolta di versi Décimas, da cui il gruppo degli Inti-Illimani, insieme ad Isabel Parra, ha tratto la cantata Canto para una semilla.
SuonatoreJones
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Titolo: Re: Note ribelli Gio Ott 21, 2010 2:01 pm
Sono molto vicino al tuo pensiero Sole e le vicende contemporanee lo dimostrano ogni giorno di più sgretolando quell'idea di comunità a lungo invocata e quasi sempre prostituita agli interessi di pochi
Locomotiva
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava, con che voce parlasse, con quale voce poi cantava, quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli, ma nella fantasia ho l'immagine sua: gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli, gli eroi son tutti giovani e belli...
Conosco invece l'epoca dei fatti, qual' era il suo mestiere: i primi anni del secolo, macchinista, ferroviere, i tempi in cui si cominciava la guerra santa dei pezzenti sembrava il treno anch' esso un mito di progresso lanciato sopra i continenti, lanciato sopra i continenti, lanciato sopra i continenti...
E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano che l'uomo dominava con il pensiero e con la mano: ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite, sembrava avesse dentro un potere tremendo, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite..
Ma un' altra grande forza spiegava allora le sue ali, parole che dicevano "gli uomini son tutti uguali" e contro ai re e ai tiranni scoppiava nella via la bomba proletaria e illuminava l' aria la fiaccola dell' anarchia, la fiaccola dell' anarchia, la fiaccola dell' anarchia...
Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione, un treno di lusso, lontana destinazione: vedeva gente riverita, pensava a quei velluti, agli ori, pensava al magro giorno della sua gente attorno, pensava un treno pieno di signori, pensava un treno pieno di signori, pensava un treno pieno di signori...
Non so che cosa accadde, perchè prese la decisione, forse una rabbia antica, generazioni senza nome che urlarono vendetta, gli accecarono il cuore: dimenticò pietà, scordò la sua bontà, la bomba sua la macchina a vapore, la bomba sua la macchina a vapore, la bomba sua la macchina a vapore...
E sul binario stava la locomotiva, la macchina pulsante sembrava fosse cosa viva, sembrava un giovane puledro che appena liberato il freno mordesse la rotaia con muscoli d' acciaio, con forza cieca di baleno, con forza cieca di baleno, con forza cieca di baleno...
E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto. Salì sul mostro che dormiva, cercò di mandar via la sua paura e prima di pensare a quel che stava a fare, il mostro divorava la pianura, il mostro divorava la pianura, il mostro divorava la pianura...
Correva l' altro treno ignaro e quasi senza fretta, nessuno immaginava di andare verso la vendetta, ma alla stazione di Bologna arrivò la notizia in un baleno: "notizia di emergenza, agite con urgenza, un pazzo si è lanciato contro al treno, un pazzo si è lanciato contro al treno, un pazzo si è lanciato contro al treno..."
Ma intanto corre, corre, corre la locomotiva e sibila il vapore e sembra quasi cosa viva e sembra dire ai contadini curvi il fischio che si spande in aria: "Fratello, non temere, che corro al mio dovere! Trionfi la giustizia proletaria! Trionfi la giustizia proletaria! Trionfi la giustizia proletaria!"
E intanto corre corre corre sempre più forte e corre corre corre corre verso la morte e niente ormai può trattenere l' immensa forza distruttrice, aspetta sol lo schianto e poi che giunga il manto della grande consolatrice, della grande consolatrice, della grande consolatrice...
La storia ci racconta come finì la corsa la macchina deviata lungo una linea morta... con l' ultimo suo grido d' animale la macchina eruttò lapilli e lava, esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo: lo raccolsero che ancora respirava, lo raccolsero che ancora respirava, lo raccolsero che ancora respirava...
Ma a noi piace pensarlo ancora dietro al motore mentre fa correr via la macchina a vapore e che ci giunga un giorno ancora la notizia di una locomotiva, come una cosa viva, lanciata a bomba contro l' ingiustizia, lanciata a bomba contro l' ingiustizia, lanciata a bomba contro l'ingiustizia,
soleazzurro Moderatore
Messaggi : 1448 Data d'iscrizione : 19.01.10 Età : 76 Località : napoli Umore : direi non male....
Titolo: Re: Note ribelli Mer Ott 20, 2010 8:09 pm
non credo più in alcuna forma rivoluzionaria. E' solo un modo di sostituire una classee ad un'altra classe che a tutto pensa furchè al bene comune. la storia è piena di esempi . lottare per creare nuovi padroni .... scusate il pessimismo...ma non credo nelle ideologie sono al servizio sempre di uomini e gli uomini vivono di egoismi.
Tuttavia apprezzo ed ammiro i canti di libertà e liberazione.
SuonatoreJones
Messaggi : 489 Data d'iscrizione : 04.05.10 Età : 63 Località : il mio mondo Umore : tempestoso
Titolo: Re: Note ribelli Mer Ott 20, 2010 6:03 pm
Erano i tempi del generale Pinochet (quello morto nel suo letto e non marcito in galera) .... dopo l'assassinio di Salvador Allende ... il Cile un popolo dalla civiltà antica e immensa ... ridotto dalla ditattura ad un paese senza futuro.. gli Inti illimani cantavano la rivoluzione .. Isabel Allende la scriveva ... cercavano di smuovere le coscienze dell'opulenza occidentale connivente col regime ... perchè per molti il socialismo era peggio di un regime .. le idee di uguaglianza e libertà utopie da calpestare ...
Enim MM
Messaggi : 1143 Data d'iscrizione : 19.01.10 Età : 64 Località : prov. di Napoli Umore : ..............
Titolo: Re: Note ribelli Mer Ott 20, 2010 5:08 pm
Grande SJ... si impone di postare il testo..... :
El pueblo unido jamás será vencido, el pueblo unido jamás será vencido! De pie, marchar que vamos a triunfar. Avanzan ya banderas de unidad, y tu vendrás marchando junto a mí y así verás tu canto y tu bandera al florecer la luz de un rojo amanecer anuncia ya la vida que vendrá.
De pie, luchar, que el pueblo va a triunfar. Será mejor la vida que vendrá a conquistar nuestra felicidad y en un clamor mil voces de combate se alzarán, dirán, canción de libertad, con decisión la patria vencerá.
Y ahora el pueblo que se alza en la lucha con voz de gigante gritando: ¡Adelante! El pueblo unido jamás será vencido, el pueblo unido jamás será vencido!
La patria está forjando la unidad. De norte a sur se movilizará, desde el salar ardiente y mineral al bosque austral, unidos en la lucha y el trabajo irán la patria cubrirán. Su paso ya anuncia el porvenir.
De pie cantar que el pueblo va a triunfar millones ya imponen la verdad. De acero son, ardiente batallón. Sus manos van, llevando la justicia y la razón, mujer, con fuego y con valor, ya estas aquí junto al trabajador.
Y ahora el pueblo que se alza en la lucha con voz de gigante gritando: ¡Adelante! El pueblo unido jamás será vencido, El pueblo unido jamás será vencido!
la la la la la la la....
Il popolo unito non sarà mai vinto! In piedi, cantiamo, che trionferemo,/ avanzano le bandiere dell'unità/ e tu verrai a marciare al mio fianco/ così vedrai il tuo canto e la tua bandiera fiorire. La luce di un'alba rossa/ annuncia ormai la vita che verrà. In piedi, marciamo, che il popolo trionferà;/ sarà migliore la vita che verrà. Conquistiamo la nostra felicità;/ in un clamore, mille voci di lotta si alzeranno;/ diranno canzoni di libertà. Con decisione la patria vincerà. E ora il popolo che si alza nella lotta, con voce di gigante grida: avanti! Il popolo unito non sarà mai vinto! La patria sta forgiando l'unità; da nord e sud si mobiliterà,/ dalle saline ardenti e minerali, al bosco australe, uniti nella lotta e nel lavoro,/ andranno, la patria copriranno. Il loro passo ormai annuncia l'avvenire. In piedi, cantiamo, che il popolo trionferà. Milioni ora impongono la verità;/ sono di acciaio, ardente battaglione, le loro mani portano la giustizia e la ragione. Donna, con fuoco e valore, tu sei qui insieme al lavoratore. E ora il popolo che si alza nella lotta, con voce di gigante grida: avanti! Il popolo unito non sarà mai vinto!
SuonatoreJones
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Titolo: Un icona .... Mer Ott 20, 2010 11:11 am
Danae Admin
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Titolo: Re: Note ribelli Mar Ott 19, 2010 8:23 pm
A Dario Fò di certo non avrei dato il Nobel....satira o no, capacità o no.... mi è sembrato: lancia la monetina e vedi a chi può capitare! mah..
SuonatoreJones
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Titolo: Re: Note ribelli Mar Ott 19, 2010 3:55 pm
Grazie Sole per iil contributo, anche io non sono un fan di Dario Fo, lo trovo spesso eccessivo e maleducato, tuttavia riconosco la capacità geniale della sua satira di evidenziare sopratutto gli abusi di potere in danno degli ultimi.
soleazzurro Moderatore
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Titolo: Re: Note ribelli Mar Ott 19, 2010 2:41 pm
Morte accidentale di un anarchico di dario Fo
Sull'argomento dario Fo ( che personalmente non amo ) scrisse un'opera che merita di essere letta ed approfondita
Citazione :
L'opera inizia in una stanza della questura milanese, dove il commissario Bertozzo minaccia di arrestare un personaggio che si rivela essere un matto, e che è il filo conduttore dell'intera commedia. Il matto è stato fermato perché malato di una fantomatica "istriomania", ossia il bisogno irrefrenabile di spacciarsi per altre persone. Spazientito dai rocamboleschi ragionamenti del matto, Bertozzo ne ordina il rilascio: il matto si ritrova da solo nella stanza del commissario, venendo in possesso di alcuni importanti documenti relativi alla morte di un anarchico, caduto da una finestra nel corso di un interrogatorio della polizia in circostanze poco chiare.
Nella scena seguente, in un'altra stanza della questura, il Matto fa credere al questore e al commissario Sportivo - trasposizione di Luigi Calabresi - di essere l'ispettore del ministero venuto a riaprire il caso del defenestramento dell'anarchico. Fingendo di cercare una soluzione adatta a tutti, riesce a fare ammettere loro tutte le contraddizioni dei verbali ufficiali, mettendo in ridicolo le dichiarazioni ufficiali dei presenti all'avvenimento.
Accade però che il questore debba ricevere una giornalista, Maria Feletti, nota per la caparbietà con la quale mette solitamente in dubbio le dichiarazioni riguardanti il caso e per la sua intenzione di scoprire la verità. Mentre il questore decide di rinviare l'intervista, il matto suggerisce loro di non farlo: egli si spaccerà per il capo della scientifica, il dottor Piccinni, in modo tale che se l'articolo dovesse risultare non gradito al questore, si potrà facilmente smentire la veridicità delle affermazioni della giornalista ponendole di fronte il vero Piccinni.
Il questore ed il commissario appoggiano l'idea del matto, non sapendolo tale, e decidono di affrontare la giornalista.
L'arrivo di Bertozzo, che riconosce il Matto, genera una situazione da commedia degli equivoci; nessuno infatti crede a ciò che dice, mentre il Matto continua a fare il doppio gioco: da una parte, finge di voler salvaguardare la faccia dei rappresentanti dell'ordine, ma in realtà fa delle provocazioni di fronte alle incalzanti insinuazioni della giornalista, che è convinta che l'anarchico sia stato assassinato.
Bertozzo si fa insistente e la giornalista inizia a sospettare che le si stia mentendo: il matto, allora, si traveste ancora una volta e diventa un vescovo.
A un certo punto tutti gli altri presenti vengono ammanettati: salta improvvisamente la luce e si sente un urlo del Matto. Le luci si riaccendono, la giornalista riesce a sfilarsi dalle manette e vede che il Matto è cascato dalla finestra. Si convince così che anche la caduta dell'anarchico è stata accidentale, salvo poi ricredersi dopo che Bertozzo, per farle un baciamano, si sfila anch'egli agevolmente dalle manette.
L'opera termina con l'arrivo di un uomo con una barba, che tutti credono essere il Matto ma è il vero ispettore del ministero: tutti, rassegnati, dicono "cominciamo da capo".
Un altro finale alternativo, più volte portato in scena, non prevede il salto del matto dalla finestra, ma la declamazione di un epilogo nel quale egli si rivela per ciò che è, spronando i presenti allo svelamento dei reali accadimenti riguardo la morte dell'anarchico. Solo con l'esplosione dello scandalo la società italiana potrà infatti arrivare allo sdegno e alla repulsione, al "rutto liberatorio" reclamando la verità ed avviandosi ad un processo di democratizzazione sociale.
trovo molto interessante questa sezione " note ribelli "
SuonatoreJones
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Titolo: Re: Note ribelli Mar Ott 19, 2010 1:43 pm
Quella sera a Milano era caldo Ma che caldo che caldo faceva Brigadiere apra un po' la finestra E ad un tratto Pinelli cascò.
"Commissario io gliel'ho già detto Le ripeto che sono innocente Anarchia non vuol dire bombe Ma eguaglianza nella libertà."
"Poche storie indiziato Pinelli Il tuo amico Valpreda ha parlato Lui è l'autore di questo attentato E il suo socio sappiamo sei tu"
"Impossibile" – grida Pinelli – "Un compagno non può averlo fatto Tra i padroni bisogna cercare Chi le bombe ha fatto scoppiar.
Altre bombe verranno gettate Per fermare la lotta di classe I padroni e i burocrati sanno Che non siam più disposti a trattar"
"Ora basta indiziato Pinelli" – Calabresi nervoso gridava – "Tu Lo Grano apri un po' la finestra Quattro piani son duri da far."
In dicembre a Milano era caldo Ma che caldo che caldo faceva È bastato aprir la finestra Una spinta e Pinelli cascò.
Dopo giorni eravamo in tremila In tremila al tuo funerale E nessuno può dimenticare Quel che accanto alla bara giurò.
Ti hanno ucciso spezzandoti il collo Sei caduto ed eri già morto Calabresi ritorna in ufficio Però adesso non è più tranquillo.
Ti hanno ucciso per farti tacere Perché avevi capito l’inganno Ora dormi, non puoi più parlare, Ma i compagni ti vendicheranno.
"Progressisti" e recuperatori Noi sputiamo sui vostri discorsi Per Valpreda Pinelli e noi tutti C’è soltanto una cosa da far.
Gli operai nelle fabbriche e fuori Stan firmando la vostra condanna Il potere comincia a tremare La giustizia sarà giudicata.
Calabresi con Guida il fascista Si ricordi che gli anni son lunghi Prima o poi qualche cosa succede Che il Pinelli farà ricordar.
Quella sera a Milano era caldo Ma che caldo che caldo faceva Brigadiere apra un po’ la finestra E ad un tratto Pinelli cascò.
La ballata del Pinelli "La ballata del Pinelli" è dedicata alla morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, caduto da una finestra della questura di Milano il 16 dicembre del 1969. Pinelli era stato arrestato e interrogato nella prima fase delle indagini sulla strage di Piazza Fontana (12 dicembre 1969), quando la questura, e in particolare il Commissario Calabresi battevano la strada dell'attentato di stampo anarchico. Calabresi sarà ucciso perchè ritenuto responsabile della morte di Pinelli. Ma il processo lo scagionerà da qualsiasi responsabilità... ma ciò che avvenne quella sera a Milano resta ancora un mistero. Le parole della ballata furono scritte sulle note di un'altra famosa canzone di protesta, "Il feroce monarchico Bava". La prima idea del testo (da allora interpretata da molti autori) è di Giancorrado Barozzi, Dado Mora, Flavio Lazzarini e Ugo Zavanella, che la scrissero di getto la sera stessa della morte di Pinelli.
aldo
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Titolo: Re: Note ribelli Gio Ott 14, 2010 8:43 pm
gaber, un po' per vicinanza fisica un po' per vicinanza "ideale" ha fatto parte della mia vita (molto da giovane direi per quanto riguarda l'entusiasmo e molto più ora per la determinazione delle idee) l'ambiente che a milano si era formato intorno a g. ha avuto periodi splendidi ed altri molto più opachi soprattutto per lui destino comune per chi possiede ed esercita la pulizia e trasparenza delle idee
grazie sj sempre prezioso
Enim MM
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Titolo: Re: Note ribelli Gio Ott 14, 2010 6:54 pm
avevo già avuto occasione di ascoltare questa canzone.... , però non conoscevo assolutamente la storia.... molto interessante SJ...
p.s. anche a me piace molto il Signor G. (in questa esibizione, però, tutto il gruppo è eccezionale... )
SuonatoreJones
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Titolo: Note ribelli Gio Ott 14, 2010 6:40 pm
Comincio questa sezione con una canzone che amo, perchè amo il Signor G. e amo la forza inascoltata delle sue parole .... perchè combatto nel mio piccolo mondo le ingiustizie e urlo contro con tutto il fiato che ho.
La storia Pietro Gori, anarchico italiano, venne accusato da una parte della stampa di essere l'ispiratore dell'omicidio del presidente francese, Sadi Carnot, in quanto amico e avvocato difensore dell'omicida, Sante Caserio. Per evitare una condanna fuggì a Lugano. Lì sfuggì ad un attentato nel gennaio 1895. Nello stesso mese venne arrestato ed espulso dalla Svizzera assieme ad altri esuli.
In carcere, secondo alcuni, o dopo l'espulsione, secondo altri, compose due poesie, una delle quali era intitolata Il canto degli anarchici espulsi. Quest'ultima divenne poi Addio a Lugano e venne poi diffusa con alcune differenze sia nel testo che nella disposizione delle strofe.
La canzone divenne estremamente popolare all'inizio del XX secolo grazie alla publicazione di numerose edizioni de Il Canzoniere dei Ribelli che la conteneva.
Addio, Lugano bella, o dolce terra pia, scacciati senza colpa gli anarchici van via e partono cantando con la speranza in cor.
Ed è per voi sfruttati, per voi lavoratori, che siamo ammanettati al par dei malfattori; eppur la nostra idea non è che idea d'amor.
Anonimi compagni, amici che restate, le verità sociali da forti propagate è questa la vendetta che noi vi domandiam.
Ma tu che ci discacci con una vil menzogna, repubblica borghese, un dì ne avrai vergogna ed oggi t'accusiamo di fronte all'avvenir.
Banditi senza tregua, andrem di terra in terra a predicar la pace ed a bandir la guerra: la pace tra gli oppressi, la guerra agli oppressor.
Elvezia, il tuo governo schiavo d'altrui si rende, di un popolo gagliardo le tradizioni offende e insulta la leggenda del tuo Guglielmo Tell.
Addio, cari compagni, amici luganesi, addio, bianche di neve montagne ticinesi, i cavalieri erranti son trascinati al nord.
Benvenuti!!Cortesemente
presentatevi alla sezione:
"Ci sono anche io..Presentazioni"
con un new topic.
Potete collegarvi in chat
e partecipare alle discussioni
secondo le sezioni suddivise.
Grazie